In ogni città di provincia, che in fondo è un paesone anche se ha 50 mila abitanti, le vite si incrociano più volte ed è difficile sottrarsi all’incontro e al confronto, soprattutto se si ricoprono ruoli più o meno pubblici. Dal calcetto alla politica, non c’è differenza, ci si conosce tutti, in qualche modo, e si percorrono considerevoli tratti di vita in comune, condividendo passioni, conoscenze e confidenze. Questa caratteristica, vista dalle grandi città, è spesso considerata come una qualità, e in parte lo è certamente. Ma c’è un lato oscuro della questione.
E’ il lato delle invidie, del pettegolezzo, delle “voci” fatte girare ad arte per mettere in cattiva luce o intaccare la reputazione dell’altro, cioè di colui che è uscito dal coro, che non ossequia, o che genera invidia per qualche motivo mettendo in ombra qualcuno. Alla volta di queste persone parte così una sorta di mobbing sociale, sottile, non di rado vendicativo. Gente che conosci da una vita che cambia strada, che non ti saluta più, che “raffredda” improvvisamente le relazioni, che prende le distanze da te, senza alcun motivo.
I contesti in cui maturano queste cose sono, a mio parere, insani e soffocanti. E’ il lato oscuro della provincia, appunto.
Qualcuno, pur di essere accettato in questi insani contesti, è disposto a mettere da parte se stesso e arriva fino a rinnegare le proprie amicizie storiche quando queste risultano “scomode”. Non giudichiamolo per questo: è la sua vita, è il suo percorso di apprendimento.
Ma la vita corre via, e la vita è troppo importante per permettere all’orgoglio e alla vanagloria degli altri di condizionarcela.
In quest’epoca delle parole al vento, degli impegni disattesi, delle volubili relazioni “social” e delle svendite di faccia un tanto al chilo è difficile restare diritti, integri e liberi. La coerenza totale, in questo mondo dominato dal potere d’acquisto, è un’utopia e solo gli integralisti credono di essere integerrimi. Tuttavia possiamo impegnarci al meglio delle nostre possibilità. Lo possiamo fare se dedichiamo tempo al confronto con noi stessi, a una riflessione quotidiana sulla nostra esistenza, al dialogo con una persona che ci ascolti e non ci giudichi, come ad esempio un coach.
Se mostriamo timore e debolezza dinanzi alle idiozie di cui sopra, cosa sarà di noi al cospetto delle grandi scelte? A tutti noi capita di piegarsi prima o poi, ma almeno facciamolo per un fine alto, per qualcosa di veramente importante.
Raggiungere questa consapevolezza e alimentarla, giorno dopo giorno, ci permetterà di vivere con maggiore serenità, guardando alla piccolezza delle vicende del paesone con affetto, ma anche con nobile distacco.
Massimo Max Calvi ©2017
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